Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 – Lipsia 1750)
Ciaccona dalla Partita n. 2 in re minore per violino solo, BWV 1004
GUIDA ALL'ASCOLTO | CONCERT GUIDE | CONCERTO N° 1488 | DANIEL LOZAKOVICH
Eugène Ysaÿe (Liegi 1858 – Bruxelles 1931)
Sonata in sol maggiore per violino solo op. 27 n. 5
Nicolò Paganini (Genova 1782 – Nizza 1840)
Capriccio in la minore op. 1 n. 24
Nathan Milstein (Odessa 1904 – Londra 1992)
Paganiniana, variazioni per violino solo
NOTE DI SALA
Μεταβολὴ πάντων γλυκύ.
Variare è sempre piacevole.
Variation is always pleasant.
(dall’Oreste di Euripide)
(english text below)
La variazione è un termine che può designare sia una tecnica compositiva che una forma musicale. Questo concetto di »ripetizione variata«, nella quale certi aspetti sono mantenuti, mentre altri vengono cambiati, risale alla notte dei tempi: la tecnica della variazione esiste da quando esiste la musica, poiché ogni ripetizione melodica, armonica o ritmica esige qualche alterazione per mantenere vivo l'interesse e non scadere nella ripetitività. Il programma di questa sera, interessantissimo nella sua diversità, cerca di illustrare l'applicazione della tecnica compositiva presentandoci composizioni che vanno dal barocco fino alla metà del 20° secolo. La variazione, infatti, non muore con il disgregarsi del sistema tonale, ma si rivela come un valido metodo di organizzazione musicale, sviluppando serie, motivi e altri parametri musicali all'interno di uno schema fisso.
Già Johann Sebastian Bach nelle sue composizioni, quali le monumentali Variazioni Goldberg BWV 988 (1741), l'enigmatica Offerta musicale BWV 1079 (1747) o l'incompiuta Arte della fuga BWV 1080, utilizza una linea di basso o un tema musicale che si ripete di variazione in variazione, di contrappunto in contrappunto, indifferente all'elaborazione formale, armonica o stilistica. Un procedimento simile è riscontrabile nel movimento finale – la famosissima Ciaccona – della Partita in re minore BWV 1004, nella quale il violino espone e varia per 32 volte una serie di accordi discendenti. In questo caso, le variazioni non sono chiaramente delineate, e i cambiamenti di scrittura sono appena percepibili a causa di quest'ipnotica progressione armonica che vortica su se stessa senza soluzione di continuità. Solo a livello macrostrutturale possiamo riconoscere uno schema tripartito, dove la parte centrale modula al maggiore, rischiarando almeno per qualche battuta l'andamento grave e solenne di questo capolavoro violinistico.
La Ciaccona conclude una serie di danze stilizzate che formano la ormai classica suite barocca, denominata anche partita o sonata. L'Allemanda, di origine tedesca, è una danza moderata in ritmo binario dal carattere solenne. Sua contrapposizione è la vivace Corrente, di origine francese e in ritmo ternario, ma caratterizzata da frequenti ambiguità ritmiche. Segue la Sarabanda, anch'essa in ritmo ternario, solitamente lenta e con una linea melodica molto cantabile. Le sarabande erano particolarmente amate da Johann Sebastian Bach, tanto che perfino la famosa Aria continuamente rielaborata nelle Variazioni Goldberg ricalca le caratteristiche salienti di quest'antica danza spagnola. La forma standard della suite barocca si conclude con la Giga, danza veloce di probabile origine inglese.
Dopo la giga seguivano danze di varia provenienza: nel caso della Partita in re minore BWV 1004 fu aggiunta una ciaccona, che come la sarabanda trova origine nelle colonie spagnole del Nuovo Mondo. Nel 16° secolo era una danza sfrenata, spesso accompagnata da testi osceni, tanto da essere perfino proibita nella Spagna dell'epoca. Con il passare dei secoli il ritmo rallentò e la ciaccona si trasformò in una danza elegante, sebbene la musica mantenga il suo lato sensuale grazie allo spostamento dell'accento sul secondo battito, quasi a simulare l'ondeggiare dei fianchi. In ogni caso, alla corte francese di Luigi XIV assunse definitivamente il carattere maestoso con il quale è conosciuta ed apprezzata ancora oggi. Bach completò la sua Ciaccona nel 1720, anno della morte della moglie Maria Barbara Bach: la composizione, nella quale alla severità della forma si mescolano i richiami alla sensualità primigenia, è quindi espressione di un profondo dolore, incarnato da quella progressione armonica discendente attorno alla quale tutto gira come in un interminabile lamento.
L'uso di temi ostinati si presenta anche in altre composizioni bachiane oltre a quelle già menzionate, come ad esempio nel giovanile Capriccio sopra la lontananza del suo fratello dilettissimo BWV 992 (ca. 1705), che ci offre l'occasione di presentare un'altra forma musicale di stampo barocco. Il capriccio era un tipo di composizione polifonica, una specie di gioco contrappuntistico, dove il tema veniva esplorato e variato a piacere. L'estrema libertà compositiva ben si addice al carattere estroso di questa forma musicale, che già nel 1690 veniva definita dal Dictionnaire universel di Antoine Furetière come una composizione poetica, musicale o artistica, dove la forza dell'immaginazione prevale sull'osservanza delle regole. Nel Settecento il capriccio si lascia andare all'improvvisazione e al virtuosismo, divenendo in breve tempo sinonimo delle cadenze nei concerti solistici o degli studi sulla tecnica strumentale. Sono da intendersi in questo senso i famosi Capricci op. 1, pubblicati da Nicolò Paganini nel 1820: la dedica »Agli Artisti« non lascia dubbi sul fatto che il loro contenuto sia troppo difficile per un semplice dilettante, poiché ogni capriccio affronta un problema tecnico diverso. All'epoca erano giudicati ineseguibili, aumentando in maniera esponenziale il misterioso fascino che avvolgeva il loro autore. Paganini era infatti considerato il più grande virtuoso del suo tempo, dotato di una tecnica prodigiosa, nella quale però l'elemento puramente esibizionistico si abbinava alla ricerca di nuove sonorità e risorse espressive. L'ultimo capriccio, il famoso Capriccio in la minore op. 1 n. 24, ad esempio, è un tema con variazioni che esplora le varie possibilità tecniche e timbriche della melodia presentata all'inizio. In undici variazioni possiamo assistere alle sue varie trasfigurazioni, mentre lo strumento viene spinto fino ai propri limiti esecutivi. Non a caso questo particolare capriccio ha ispirato schiere di compositori, che a loro volta hanno esteso la ricerca sonora su altri strumenti e tipi di organico. Famose sono le difficilissime Variazioni su un tema di Paganini op. 35, composte da Johannes Brahms nel 1863, come pure la Rapsodia per pianoforte e orchestra op. 43, completata ed eseguita da Sergej Rachmaninov nel 1934. L'elenco delle trascrizioni è, a quanto pare, illimitato, ma vale la pena soffermarsi sulla Paganiniana presentata questa sera.
Nathan Milstein, violinista russo naturalizzato americano, fu ammirato in vita per la facilità, apparentemente senza sforzo, con la quale eseguiva le composizioni più difficili. Stimato interprete dei grandi concerti violinistici, si distinse soprattutto per la tecnica impeccabile. Nel 1954 decise di pubblicare una sua personalissima rielaborazione del famoso capriccio, dal titolo Paganiniana, nella quale il tema principale viene variato ed arricchito dalle citazioni di altri temi paganiniani. In questo modo l'oggetto della variazione non è più solo la popolare melodia, ma tutta la tecnica violinistica che ancora oggi contraddistingue il celebre violinista genovese.
Si narra che Milstein, nel 1926, visitò Eugène Ysaÿe a Bruxelles per ottenere dei consigli musicali. Questo grande violinista belga, attivo anche come compositore e direttore d'orchestra, era infatti un rinomato interprete che rinnovò la tecnica violinistica. Convinto che il virtuosismo fosse solo un mezzo espressivo e che non bisognasse mai perdere di vista il contenuto poetico, per anni si prodigò nell'organizzare concerti ai quali suonava esclusivamente opere di indiscussa qualità musicale.
Le composizioni di Ysaÿe sono improntate di un carattere passionale, quasi improvvisativo, nelle quali trovano spazio soluzioni armoniche e timbriche molto originali: nella Sonata in sol maggiore op. 27 n. 5 (1924), ad esempio, il compositore dipinge il sorgere del sole (L'Aurore) con un'idea musicale di quattro note che si dispiega in maniera progressiva. Questo tipo di entwickelnde Variation o variazione in divenire è un processo compositivo nel quale il motivo principale rappresenta la cellula germinale dell'intero pezzo. Nasce così una composizione estremamente omogenea, nella quale possiamo ravvisare le varie evoluzioni del motivo melodico, armonico o ritmico presentato già nelle primissime battute. Il tutto arricchito da sonorità ricercate, come si evince dalla dettagliata annotazione di accenti, armonici, arcate e altri tipi di articolazione nel movimento Danse rustique, generato da un motivo ritmico-armonico che verso la fine della composizione esige un altissimo livello di virtuosismo tecnico.
Sembra che Eugène Ysaÿe nel comporre le sue Sei sonate per violino solo op. 27 si fosse ispirato alle partite e alle sonate composte da Johann Sebastian Bach più di due secoli prima. Un altro esempio di come la musica si rivolga continuamente al passato, traendone ispirazione e prendendo in prestito idee e temi per adattarli al linguaggio corrente. Una sorta di enorme variazione senza fine, dove il tema variato è la musica stessa.
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Variation is a term that can designate both a compositional technique and a musical form. This concept of »varied repetition«, in which certain aspects are maintained while others are changed, dates back to the mists of time: the technique of variation has existed since music has existed, since each melodic, harmonic or rhythmic repetition requires some alteration to maintain I keep the interest alive and don't fall into repetitiveness. This evening's programme, extremely interesting in its diversity, seeks to illustrate the application of the compositional technique by presenting compositions ranging from the Baroque to the mid-20th century. In fact, variation does not die with the disintegration of the tonal system, but reveals itself as a valid method of musical organization, developing series, motifs and other musical parameters within a fixed scheme.
Already Johann Sebastian Bach in his compositions, such as the monumental Goldberg Variations BWV 988 (1741), the enigmatic Musical Offering BWV 1079 (1747) or the unfinished Art of Fugue BWV 1080, uses a bass line or a musical theme it repeats from variation to variation, from counterpoint to counterpoint, indifferent to the formal, harmonic or stylistic elaboration. A similar procedure can be found in the final movement – the very famous Chaconne – of the Partita in D minor BWV 1004, in which the violin exhibits and varies a series of descending chords 32 times. In this case, the variations are not clearly delineated, and the writing changes are barely perceptible due to this hypnotic harmonic progression that swirls around itself seamlessly. Only at a macrostructural level can we recognize a tripartite scheme, where the central part modulates to the major, illuminating at least for a few bars the grave and solemn trend of this violinistic masterpiece.
The Chaconne concludes a series of stylized dances which form the by now classic Baroque suite, also known as a Partita or Sonata. The Allemande, of German origin, is a moderate dance in binary rhythm with a solemn character. Its contrast is the lively Corrente, of French origin and in ternary rhythm, but characterized by frequent rhythmic ambiguities. This is followed by the Sarabande, also in ternary rhythm, usually slow and with a very singable melodic line. The sarabandes were particularly loved by Johann Sebastian Bach, so much so that even the famous Aria continually reworked in the Goldberg Variations follows the salient features of this ancient Spanish dance. The standard form of the Baroque suite concludes with the Giga, a fast dance probably of English origin.
After the jig, dances of various origins followed: in the case of the Partita in D minor BWV 1004 a chaconne was added, which like the sarabande originates in the Spanish colonies of the New World. In the 16th century it was a wild dance, often accompanied by obscene lyrics, so much so that it was even banned in Spain at the time. Over the centuries the pace slowed down and the chaconne turned into an elegant dance, although the music retains its sensual side thanks to the shift of the accent on the second beat, almost to simulate the swaying of the hips. In any case, at the French court of Louis XIV it definitively assumed the majestic character with which it is still known and appreciated today. Bach completed his Ciaccona in 1720, the year of the death of his wife Maria Barbara Bach: the composition, in which the severity of the form mixes references to primitive sensuality, is therefore the expression of a deep pain, embodied by that descending harmonic progression around the which everything revolves as in an interminable lament.
The use of ostinato themes also appears in other Bach compositions in addition to those already mentioned, such as for example in the youthful Capriccio sopra la remotenza by his beloved brother BWV 992 (ca. 1705), which offers us the opportunity to present a another musical form of the Baroque mold. The caprice was a type of polyphonic composition, a kind of contrapuntal play, where the theme was explored and varied at will. The extreme compositional freedom is well suited to the whimsical character of this musical form, which was already defined in 1690 by Antoine Furetière's Dictionnaire universel as a poetic, musical or artistic composition, where the power of the imagination prevails over the observance of the rules. In the eighteenth century the capriccio let itself go to improvisation and virtuosity, quickly becoming synonymous with cadenzas in solo concerts or studies on instrumental technique. The famous Capricci op. 1, published by Nicolò Paganini in 1820: the dedication »To the Artists« leaves no doubt that their content is too difficult for a mere amateur, since each whim faces a different technical problem. At the time they were judged unfeasible, exponentially increasing the mysterious fascination that enveloped their author. Paganini was in fact considered the greatest virtuoso of his time, gifted with a prodigious technique, in which, however, the purely exhibitionist element was combined with the search for new sonorities and expressive resources. The last caprice, the famous Capriccio in A minor op. 1 no. 24, for example, is a theme with variations that explores the various technical and tonal possibilities of the melody presented at the beginning. In eleven variations we can witness its various transfigurations, while the instrument is pushed to its performance limits. It is no coincidence that this particular whim has inspired scores of composers, who in turn have extended their sound research to other instruments and types of ensemble. Famous are the extremely difficult Variations on a theme by Paganini op. 35, composed by Johannes Brahms in 1863, as well as the Rhapsody for piano and orchestra op. 43, completed and performed by Sergej Rachmaninov in 1934. The list of transcriptions is, it seems, unlimited, but it is worth dwelling on the Paganiniana presented this evening.
Nathan Milstein, violinista russo naturalizzato americano, fu ammirato in vita per la facilità, apparentemente senza sforzo, con la quale eseguiva le composizioni più difficili. Stimato interprete dei grandi concerti violinistici, si distinse soprattutto per la tecnica impeccabile. Nel 1954 decise di pubblicare una sua personalissima rielaborazione del famoso capriccio, dal titolo Paganiniana, nella quale il tema principale viene variato ed arricchito dalle citazioni di altri temi paganiniani. In questo modo l'oggetto della variazione non è più solo la popolare melodia, ma tutta la tecnica violinistica che ancora oggi contraddistingue il celebre violinista genovese.
Si narra che Milstein, nel 1926, visitò Eugène Ysaÿe a Bruxelles per ottenere dei consigli musicali. Questo grande violinista belga, attivo anche come compositore e direttore d'orchestra, era infatti un rinomato interprete che rinnovò la tecnica violinistica. Convinto che il virtuosismo fosse solo un mezzo espressivo e che non bisognasse mai perdere di vista il contenuto poetico, per anni si prodigò nell'organizzare concerti ai quali suonava esclusivamente opere di indiscussa qualità musicale.
Le composizioni di Ysaÿe sono improntate di un carattere passionale, quasi improvvisativo, nelle quali trovano spazio soluzioni armoniche e timbriche molto originali: nella Sonata in sol maggiore op. 27 n. 5 (1924), ad esempio, il compositore dipinge il sorgere del sole (L'Aurore) con un'idea musicale di quattro note che si dispiega in maniera progressiva. Questo tipo di entwickelnde Variation o variazione in divenire è un processo compositivo nel quale il motivo principale rappresenta la cellula germinale dell'intero pezzo. Nasce così una composizione estremamente omogenea, nella quale possiamo ravvisare le varie evoluzioni del motivo melodico, armonico o ritmico presentato già nelle primissime battute. Il tutto arricchito da sonorità ricercate, come si evince dalla dettagliata annotazione di accenti, armonici, arcate e altri tipi di articolazione nel movimento Danse rustique, generato da un motivo ritmico-armonico che verso la fine della composizione esige un altissimo livello di virtuosismo tecnico.
Sembra che Eugène Ysaÿe nel comporre le sue Sei sonate per violino solo op. 27 si fosse ispirato alle partite e alle sonate composte da Johann Sebastian Bach più di due secoli prima. Un altro esempio di come la musica si rivolga continuamente al passato, traendone ispirazione e prendendo in prestito idee e temi per adattarli al linguaggio corrente. Una sorta di enorme variazione senza fine, dove il tema variato è la musica stessa.
1720
A Köthen, Johann Sebastian Bach è impegnato nella composizione delle Sonate e partite per violino solo, delle Suite per violoncello solo e dei Concerti brandeburghesi, posti ancor oggi tra i maggiori capolavori della musica strumentale barocca. A Venezia, intanto, Benedetto Marcello pubblica il suo libello satirico Il teatro alla moda, nel quale si scaglia contro gli eccessi dell'opera seria.
1820
La pubblicazione presso la casa editrice Ricordi dei Capricci op. 1 di Nicolò Paganini coincide con il primo avvistamento dell'Antartide da parte di una spedizione russa. Nello stesso anno, un contadino greco scopre tra le rovine di un tempio la cosiddetta “Venere di Milo”. La statua di marmo, espressione artistica della civiltà ellenistica, sarà immediatamente acquisita dal Louvre di Parigi ed esposta l'anno dopo.
1924
Il 6 ottobre di quest'anno va in onda la prima trasmissione radiofonica italiana con un quartetto di Joseph Haydn. Il mondo musicale è in lutto: a quattro mesi di distanza muoiono Ferruccio Busoni e Giacomo Puccini, lasciando incompiute le opere Doktor Faust e Turandot. Oltre alle Sonate op. 27 di Eugène Ysaÿe viene pubblicata anche la Rhapsody in blue di George Gershwin con chiari influssi jazzistici.
1954
L’11 aprile di quest'anno si segnala come “il giorno più noioso del 20° secolo” per l'assoluta mancanza di avvenimenti degni di nota. Nonostante questo, il 1954 è l'anno della riunificazione di Trieste all'Italia, delle prime trasmissioni televisive alla RAI, del premio Nobel per la letteratura a Ernest Hemingway, della pubblicazione del primo volume della trilogia Il Signore degli Anelli di J.R.R. Tolkien. A Venezia si tiene la prima esecuzione assoluta dell'opera Il giro di vite di Benjamin Britten, mentre a Genova si svolge la prima edizione del Premio Paganini, concorso internazionale riservato ai giovani violinisti.