NOTE DI SALA
JAAKKO KUUSISTO (Helsinki 1976)
Play III per quartetto d'archi
[Meta4 Quartet]
Il compositore finlandese Jaakko Kuusisto divide la propria attività artistica fra il violino, la direzione d’orchestra, la composizione e gli arrangiamenti musicali, spaziando dal jazz, al tango ed alla musica classica. Considerevole risulta la produzione di musica vocale; degna di nota l’opera per bambini Koirien Kalevala. Play III, commissionato, nel 2008 dal Festival finlandese Sysmä Sounds, si articola in una serie di drammatiche sorprese sonore. Un'introduzione luminosa prelude ad un dialogo teso e graffiante, ricco di contrasti. Un tessuto sonoro caotico funge da piano germinativo per i vari episodi melodici esposti di volta in volta dai singoli strumenti, a cominciare dal secondo violino che propone una melodia appassionata. Il canto del violino chiama a raccolta gli altri strumenti che dal vorticoso basamento partono alla ricerca di una fragile armonia, teneramente espressiva, che ci trasporta all’interno di un ethos di vulnerabilità. L’ineffabile serenità viene infatti solamente sfiorata ed infine svanisce in una serie di episodi ritmici ed incisivi che riportano le varie voci a riunirsi un’ultima volta nel caotico tessuto sonoro iniziale.
FELIX MENDELSSOHN-BARTHOLDY (Amburgo 1809 – Lipsia 1847)
Ottetto in mi bemolle maggiore per archi, Op. 20
L’Ottetto per archi in mi bemolle maggiore venne composto da Mendelssohn nel 1825 all'età di sedici anni. Il clima culturalmente vivace di Berlino fu di certo un terreno fertile per lo sviluppo delle notevoli capacità del giovane compositore, ciò nondimeno la straordinaria maturità dimostrata nella composizione dell’Op. 20 desta stupore, posizionando Mendelssohn tra i compositori più significativi della sua epoca. L'autore sviluppa le possibilità della formazione ottettistica ad un livello mai visto prima e, nonostante il protagonismo del primo violino, la partitura non perde mai il suo equilibrio generale, distribuendo in maniera omogenea il materiale tematico a tutti gli strumenti, che, secondo le indicazioni lasciate dallo stesso Mendelssohn, devono suonare il brano con un'attenzione particolare ai colori enfatizzandoli il più possibile, contribuendo a dare una dimensione sinfonica all’opera. Il primo movimento si apre con un tema slanciato introdotto dal primo violino che assieme a vari elementi più contrappuntistici porta al secondo tema, più cantabile, introdotto dal quarto violino e dalla prima viola. Un denso sviluppo sfocia in una serie di episodi drammatici dove l'unico appiglio dato all'ascoltatore risulta essere il ritorno del secondo tema. Successive dissonanze ed una serie di semicrome portano alla breve ripresa cui segue un’imponente coda finale. Il secondo movimento Andante si apre con il timbro scuro di viole e celli sfociando in una melodia dal carattere più sereno esposta dei violini. Il clima si fa sempre più teso attraverso un gioco di terzine e quartine, dissolvendosi in un poetico pianissimo dato da una serie di scale discendenti. L'inquietudine tuttavia riprende il suo slancio drammatico fino a che un’ulteriore sequenza di scale rasserena gli animi affidando alle terzine della seconda viola la guida delle restanti voci verso la conclusione. Nello Scherzo seguente una nota di Mendelssohn impone un pianissimo costante; tuttavia, l’intreccio delle parti, caratterizzate da miriadi di note staccate, crea una filigrana di tale limpidezza che il discorso non appare mai monocromatico o inespressivo. L’Ottetto si conclude con un Presto, in forma di fuga, dal carattere forte ed esuberante. Le furiose quartine introdotte dal secondo cello vengono riprese nel corso di tutto il movimento senza sosta dal resto della compagine, fino all’affermativa conclusione, in un continuo slancio di energia e vitalità.
IGOR STRAVINSKIJ (Lomonsov 1889 – New York 1971)
Tre pezzi per quartetto d'archi
[Gringolts Quartet]
Nonostante la breve durata i Tre pezzi per quartetto rivestono un ruolo di grande importanza per il percorso creativo di Stravinskij. Composti in Svizzera nel 1914 presentano caratteristiche e struttura totalmente anticonvenzionali. Lo stesso titolo, “ Tre pezzi”, privo dell'espressione “quartetto” non lascia molti dubbi su quali fossero le intenzioni sperimentali dell'autore. In questi brani, privi di tonalità, la quartettistica unità timbrica e sonora risulta pressoché assente laddove invece l’elemento ritmico viene messo in risalto. Nella “Danza” iniziale, rigidamente simmetrica, i singoli strumenti si ritrovano a sviluppare idee indipendenti nell’assenza di un vero e proprio dialogo. Il seguente “Stravagante” presenta una struttura che procede a scatti, a tratti ironici, contrastando apertamente con lo stile del terzo pezzo, “Cantico”, permeato da una fascia sonora omeogena in cui la rigidità si avverte nel carattere salmodiale dell'impronta ritmica.
GEORGE ENESCU (Liveni 1881 – Parigi 1955)
Ottetto in do maggiore per archi, Op. 7
Al pari dell'Ottetto di Mendelssohn, l'Op. 7 di George Enescu, composta nel 1900 all'età di diciannove anni, viene considerata tra i più significativi lavori riservati a questa formazione. È interessante notare come la precoce genialità di questi due compositori li abbia portati già in giovane età ad una maturità compositiva tale da cimentarsi nella scrittura di opere tanto monumentali. Proprio “monumentale” risulta essere il termine adatto a definire questa composizione. Secondo la prefazione di un'edizione del 1950 scritta dall'autore, sebbene l'opera si articoli in quattro movimenti distinti, alla maniera classica, essa ha in realtà un carattere ciclico in cui elementi e temi ricorrenti concatenano i singoli tempi formando un solo grande movimento sinfonico. Una tale complessità di scrittura impressiona per la ricchezza di idee, del gioco contrappuntistico e per la stabilità dell'architettura, costituendo, per ammissione dello stesso Enescu, una sfida angosciante ma al tempo stesso appassionante. Il primo movimento, Tres Moderè, si apre con un unisono slanciato, esponendo a gran voce il primo tema, che verrà riproposto ciclicamente nel corso del brano, fungendo da collante generale. Segue un secondo episodio fugato e numerose altre idee che donano grande ricchezza alla partitura. L’espressivo sviluppo, armonicamente audace ma rispettoso della forma sonata, si conclude con il riaffacciarsi del primo tema, variato numerose volte, ed infine ripreso sommessamente dal primo violino. Dopo una breve pausa si apre il successivo Tres Fougueux, anch’esso con un unisono spigoloso e marcato. Nel giro di poche battute le figure ritmiche assumono una forma derivante dal tema principale del primo movimento cui si affiancano altri episodi, successivamente ripresi nei seguenti movimenti. L'intensità sonora infine diminuisce favorendo il passaggio, senza soluzione di continuità, al terzo movimento Lentement caratterizzato da un'atmosfera più intima. I violini espongono una melodia cullante che si fonde ancora una volta con il ciclico tema principale, donando spunti e sviluppi espressivi, talvolta forieri di un sentimento di tristezza. Un riecheggio del collante tematico porta infine all'attacco del quarto movimento Mouvement de valse bien rythmée. Il carattere fortemente contrappuntistico si fonde perfettamente con l'onnipresente idea tematica primaria nella ricerca di un pacato lirismo, solo sfiorato, e subito incalzato dal contrappunto dei violini e dalle linee melodiche dei violoncelli che conducono infine il brano alla sua brillante ed affermativa conclusione.
Jacopo Toso