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Geoffrey Poole
Prologue: Ave rex angelorum (from Wymondham Chants)
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Geoffrey Poole
Prologue: Ave rex angelorum (from Wymondham Chants)
Edward Bairstow
Psalm 67
William Byrd
Haec dies
Geoffrey Poole
Scherzo: Tutivillus (from Wymondham Chants
Arvo Pärt
Zwei Beter
William Byrd
Miserere mei Deus
Judith Bingham
Ave virgo sanctissima
Giovanni Pierluigi da Palestrina
Regina coeli
Geoffrey Poole
Prayer: Mary Modyr (from Wymondham Chants)
Hans Leo Hassler
Cantate Domino
Maurice Duruflé
Ubi caritas
Geoffrey Poole
Epilogue: Blessed Jesu (from Wymondham Chants)
Per cinquant’anni (circa), dai tempi della loro fondazione (1968), i King’s Singers ci hanno abituati a programmi sempre variati, ma disposti su una formula fissa: una prima parte riservata ad autori dell’età polifonica rinascimentale e classica e una seconda parte con autori moderni integrati con inserti pop-rock, magari improvvisati. Questa volta è invece tutto diverso. È un unico autore (vivente) che coordina lavori altrui distribuiti su un passato mezzo millennio. L’autore è l’inglese Geoffrey Richard Poole, nato nel 1949 a Ipswich e prolifico compositore di musiche per orchestra e da camera, corale e solistica, per danza e teatro, in stile che si potrebbe definire colto-occidentale, ma con evidente attenzione per l’Oriente, ossia per il gamelan indonesiano, hyang-ak koreano, l’aleatorio I Ching cinese, l’imperiale gagaku giapponese, senza dimenticare la poliritmia percussiva dell’Africa profonda.
Ecco allora, nel catalogo della (vasta) produzione di Poole, Diary of a Cherry (2008) per i cordofoni koreani, Swans reflecting Elephants (1998) per gamelan balinese, Two way Talking (1991) per akom che sono tamburi senegalesi. Questo accanto a una stabile attenzione per organici della tradizione europea, costruita con una sintassi acquisita alla scuola britannica del Novecento, di Elgar, Walton, Delius e soprattutto di Britten. Spesso si leggono, nei titoli delle sue composizioni strumentali, assieme a denominazioni “neutre” (concerto, rapsodia, quartetto, sonata…) espressioni che rimandano a emozioni esoteriche (Visions, Harmonice Mundi, Sailing with Archangels, Lucifer, Utopia…). La vocazione di andare oltre il suono è ancora più marcata quando alla neutralità della nota musicale si aggiunge la semantica della parola nella sua produzione vocale: Bone of Adam (1985), The Magnification of the Virgin (1992), Angels Also Die (2013), The Ballad of Halloween Hag (2013). Dove la componente spirituale non manca.
Appunto nella musica vocale meglio si coglie il valore dell’arte di Poole, fedele come poche a una tradizione inglese che risale al Rinascimento importato da Fiandre e Italia, fiorito in epoca elisabettiana, conservato nei secoli (Settecento, Ottocento) di colonizzazione operistica (italiana) e strumentale (tedesca). La verifica puntuale si avrà nel concerto di stasera quando sarà proprio un polittico di Poole a servire da collante di musiche appartenenti a epoche e autori tanto diversi fra loro. Si tratta di Wymondham Chants, il breve ciclo che ha dato una immediata notorietà a Poole. Composto nel 1970 e subito portato al successo internazionale dai King’s Singers, s’ispira alla città omonima e alla sua famosa chiesa parrocchiale anglicana, fondata come monastero benedettino nel 1107, elevata al rango di abbazia nel 1449, in seguito sconsacrata (1535), trasformata in sede di corporazione laica, in scuola elementare e finalmente (2022), dopo accurato restauro, diventata monumento nazionale.
A quattro testi medioevali dell’antica basilica Poole si è ispirato per comporre i Wymondham Chants, quattro brani distinti che allo stesso tempo mantengono il profumo degli arcaici modi medievali, le frizioni dell’armonia moderna, l’eleganza della civiltà corale inglese. In sequenza intercaleranno gli altri lavori in programma. Si inizia con Prologue: Ave rex angelorum, in cui le piane linee del canto s’intrecciano con vivaci sprazzi melismatici destinati a fondersi nel finale.
Ben ancorato alla tradizione corale anglicana è il primo inserto, Psalm 67 di Edward Cuthbert Bairstow, storico organista (1913-1946) nella cattedrale di York, direttore di coro, docente, autore di un buon numero di lavori per il suo strumento e ancor più di composizioni vocali di varia dimensione destinate al servizio liturgico anglicano.
Con William Byrd restiamo in Inghilterra, ma nel tempo in cui la sofferta rottura fra confessione cattolica e anglicana si manifesta assai più nella parola che nella musica. Tanto che la produzione d’ispirazione religiosa di Byrd mantiene un ovvio squilibrio fra le lingue latine e inglesi mentre le tecniche polifoniche restano fedeli alla polifonia romana di Palestrina. Haec dies, destinato alle festività pasquali, appartiene all’ampia antologia pubblicata a Londra nel 1607 con il titolo Gradualia seu cantiones sacrae.
In una serata architettata in quattro momenti tematici, conclusa la sezione dedicata ai cori angelici, si passa ai Demoni, con il vivace e frastagliato secondo numero di Wymonham Chants, denominato Tutivillus, che è un vero e proprio “scherzo” con vocalità frastagliata e percussiva, alternata con attimi rilassati, coronata da una turbolenta conclusione in “fortissimo”.
Siamo in età contemporanea e nel continente europeo con Zwei Bieter scritto nel 1998 dall’estone Arvo Pärt su un famoso episodio del Vangelo di Luca (18, 9-14). Sono circa cinque minuti di scrittura ben differenziata, con la banale preghiera del fariseo opposta a quella gradita a Dio del pubblicano e la ieratica considerazione di Gesù: “chiunque s’innalza sarà abbassato ma chi si abbassa sarà innalzato”.
La preghiera dell’umile pubblicano, l’invocazione a Dio di avere misericordia di noi e dei demoni che ci tormentano, torna nel tempo elisabettiano di Byrd, con Miserere mei Deus (Salmo 50) a 5 voci, pubblicato nel 1591 nel secondo libro di Sacrae cantiones.
L’apertura della terza parte del programma, quello dedicato alla Madre, è affidata all’autore più giovane dell’antologia proposta dai King’s Singers. Judith Bingham, nata nel 1952 a Nottingham, è autrice di un buon numero di musica sinfonico-corale, con spiccata simpatia per il timbro degli ottoni e sicura padronanza, tutta inglese, di un piccolo insieme di voci a cappella, ossia senza accompagnamento strumentale. Ave Virgo sanctissima, scritta nel 2011 per la chiesa cattolica di S. Tommaso apostolo di Los Angeles su antichi testi latini di Prudenzio, Sant’Ambrogio e anonimi, elabora evidenti vocaboli musicali moderni, con il canto solistico del soprano (la Vergine) che spesso emerge tra le quattro voci dell’organico.
L’omaggio alla madre del Dio in terra continua con le polifonie romane del Regina coeli di Giovanni Pierluigi da Palestrina, mentre la conclusione della terza parte del programma è riservato al corrispondente numero dei Wymondham Chants di Poole, intitolato Prayer: Mary Modyr, centro emotivo dell’intero lavoro, articolato in estesi assoli e duetti disposti su soffici tessuti corali.
Alla gloria del Figlio è riservata la quarta e ultima parte del programma. Cantate Domino porta la firma di Hans Leo Hassler, importatore nella nativa Germania della policoralità appresa a Venezia dal maestro e primo grande musicista a seguire la Riforma di Lutero. Maurice Duruflè, organista storico in cattedrali parigine, è l’erede nel Novecento della religiosità romantica francese, di Franck, Vierne, Widor, estesa al suo contemporaneo Poulenc. Nella sua misurata produzione troviamo brani per organo, pianoforte, orchestra, un importante Requiem op. 10 (1947-61) e una Messe cum jubilo op. 11 (1967-72) per solisti, coro e variabile accompagnamento strumentale. Sempre ci rammenta, Duruflé, il passato medioevale e modale, soprattutto con il limitato organico vocale di Ubi caritas et amor, primo dei Quatres motets sur des thèmes gregoriens per coro a cappella op. 10 (1960).
Posto in chiusura di serata, Epilogue: Blessed Jesus ci rivela la natura ciclica e unitaria di Wymondham Chants. Le singole voci partono infatti divise e progressivamente si riuniscono, ritrovando i melismi e i materiali del primo pannello. Danno un senso di continuità stilistica e storica non solo al proprio interno, ma anche ai tanti altri lavori inglobati, certo differenti per tempo e confessione religiosa, ma non per intensità espressiva e musicale.
Enzo Beacco
1970 - Esce l’ultimo album dei Beatles Let it be. Il 1 Gennaio alle 00:00 UTC inizia il conto del tempo assoluto per i computer, noto come “unix time”. in Inghilterra viene scoperta una strada in legno intatta di 6000 anni fa.
1925 - L’uso dei “microfoni elettrici” permette di fare un balzo da gigante nella qualità delle registrazioni discografiche. In Francia, Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti nascono i primi sistemi di tramissione di immagini e suono a distanza, ma nessuno di questi diventò poi la moderna TV.
1605 - Un alchimista polacco ipotizza per la prima volta l’esistenza dell’ossigeno “elemento indispensabile per la vita”. Viene pubblicata la prima parte de “Le avventure di Don Chisciotte”, che diventa subito un grande successo.
1998 - Alla cerimonia di conferimento del titolo, il compassato “maestro di cerimonia” introduce erroneamente alla regina Elisabetta II “Sir John Elton”: non lo conosceva e non aveva capito quale era il cognome. Un guasto manda fuori servizio per giorni l’intero servizio SMS negli USA.
1591 - Prospero Alpini, medico veneziano, parla per la prima volta dell’esistenza del caffè e delle banane in un trattato di botanica. Tra agosto e settembre sei violentissimi uragani tropicali distruggono metà della flotta spagnola.
2011 - Nonostante la pioggia battente, più di 70.000 persone ascoltano dal vivo “Bocelli in Central Park” a New York. Curiosity parte per Marte dove doveva operare per circa 2 anni, ma è ancora attivissimo anche oggi.
1580 - A Londra Richard Jones compone la famosissima ballata Greensleaves, iscrivendola come propria, anche se la leggenda la attribuì a Enrico VIII, morto 33 anni prima. L’arciduca Carlo II d’Asburgo fonda l’equile di Lipizza.
1599 - Il matematico Edward Wright pubblica le “tabelle di correzione per la navigazione”: gli strumenti di punto nave dell’epoca non erano infatti abbastanza precisi per usare la proiezione di Mercatore senza sbagliare.
1960 - L’ultimo disco a 78 giri viene pubblicato dalla Columbia Records per il mercato indiano. La Penguin Books viene assolta dall’accusa di “oscenità” per aver pubblicato L’amante di Lady Chatterly (libro bandito dal 1928) ed il libro vende 200.000 copie in un giorno.