Note di Sala con Guida all'Ascolto – Filippo Gamba

Anno sociale LXXXVI 13° Concerto 1445° dalla fondazione

Le Note di Sala, il Programma ed i nostri Suggerimenti all'Ascolto: l'introduzione ai brani che Filippo Gamba presenterà nel Concerto di Mercoledì 16 Maggio alle ore 20.30 al Teatro Lirico G. Verdi per la Stagione Cameristica della SdC 2017/18.

Per farvi accompagnare nel percorso di ascolto proposto, che comprende anche arrangiamenti per strumenti diversi ed alcune curiosità, basta fare click sui titoli nella sezione "suggerimenti all'ascolto"

Filippo Gamba

PROGRAMMA

Ludwig van Beethoven (Bonn 1770 – Vienna 1827)

  Sonata per pianoforte n. 19 in sol minore, Op. 49 n. 1
  • Andante
  • Rondò. Allegro

Suggerimenti all'Ascolto

  Sonata per pianoforte n. 16 in sol maggiore, op. 31 n. 1
  • Allegro vivace
  • Adagio grazioso
  • Rondò. Allegretto

Suggerimenti all'Ascolto

  Sonata per pianoforte n. 17 in re minore "La tempesta", op. 31 n. 2
  • Largo. Allegro
  • Adagio
  • Allegretto

Suggerimenti all'Ascolto

  Sonata per pianoforte n. 20 in sol maggiore, Op. 49 n. 2
  • Allegro, ma non troppo
  • Tempo di Menuetto

Suggerimenti all'Ascolto

  Sonata per pianoforte n. 18 in mi bemolle maggiore, op. 31 n. 3
  • Allegro
  • Scherzo. Allegretto vivace
  • Menuetto. Moderato e grazioso
  • Presto con fuoco

Suggerimenti all'Ascolto

  Non inganni la numerazione del catalogo. Le due Sonate che Beethoven fa pubblicare come opus 49, nel 1805, a Vienna, per i tipi del Bureau des Arts et d'Industrie, appartengono ad una precedente stagione creativa; situate tra il trittico dell'op. 10 e la "Patetica" op. 13, sono sonate facili, in due movimenti, dai tratti galanti, scritte con finalità didattiche, per il mercato ampio dei giovani allievi.   La prima a vedere la luce è la n. 2, quella in sol maggiore, composta nel 1796 (all'epoca di quella tournée a Praga e nella Germania settentrionale durante la quale matura l'idea del Quintetto op. 16 per pianoforte e fiati). La scrittura essenziale, senza segni di dinamica, addestra il principiante (o il dilettante) volenteroso che voglia migliorare le capacità esecutive e capire come prenda corpo la struttura musicale: ecco il montaggio elementare delle sezioni della forma-sonata nell'Allegro ma non troppo (uno sviluppo, la ripresa e la coda), l'asciuttezza dei motivi dell'esposizione (quel primo tema nato dall'arpeggio di tonica), l'insistere ritmicamente sui tempi forti, le figure musicali costruite su successioni scalari. Il Tempo di Minuetto, dal tono popolare, sembra una caricatura dell'incipit dell'Adagio del Trio per pianoforte violino e violoncello op. 11, e ricompare nel fortunatissimo Settimino op. 20 in mi bemolle maggiore (1799-1800).   La Sonata n. 1, in sol minore, che risale invece al 1798, è più raffinata ed emotivamente intensa, con radici mozartiane. Più alte sono anche le richieste della scrittura pianistica, a partire dall'accompagnamento in terze della mano sinistra sul primo tema. Si apre con un Andante strutturato in forma-sonata, pieno di zone ombrose, che ha grazia malinconica e varietà di pronuncia, offrendo all'esecutore buon materiale per mostrare le sfumature di fraseggio, il legato, la differenza dei piani sonori. A rischiarare l'atmosfera interviene il passo giambico di un Rondò che oscilla, nelle sue sezioni (A-B-C-B-A-C), tra sol maggiore, sol minore e si bemolle maggiore, con tanto di coda riassuntiva.   La serie delle Sonate dell'opera 31 (1801-02) si pone ad un punto di svolta della parabola esistenziale e creativa del compositore; siamo, seguendo l'ormai logora classificazione ottocentesca di Wilhelm von Lenz, dinnanzi al secondo dei tre stili beethoveniani, quando la sordità, fonte di sofferenza, diventa destino, causa di riscatto ed elevazione (ecco alzarsi la voce dell'altrettanto logoro Testamento di Heiligenstadt, quella lettera ai fratelli, scritta il 6 ottobre 1802 e mai spedita, che ha nutrito la mitologia romantica di un Beethoven in solitudine dolente e sull'orlo del suicidio).   Assai ingarbugliata è la vicenda editoriale di queste pagine. La n. 1 e la n. 2 appaiono presso Nägeli di Zurigo, nel 1803, come op. 29. Sono piene di errori, tanto da venire poi affidate a Simrock di Bonn che le stampa, corrette, prima senza numerazione e poi come op. 31. Come non bastasse Nägeli, nel 1804, pubblica la terza sonata come op. 33 e, infine, l'autore stesso cede il trittico al viennese Cappi che lo fa uscire come op. 29.   Non si può tralasciare, a proposito dell'op. 31, quanto troviamo nei gustosi Appunti biografici (Biographische Notizen), pubblicati nel 1838 dal medico Franz Gerhard Wegeler e dal musicista Ferdinand Ries, fonte diretta di preziose informazioni. Ries, allievo e amico di Beethoven, così racconta (citiamo il testo nella traduzione di Artemio Focher): «Beethoven aveva promesso le tre sonate per pianoforte (opus 31) a Nägeli di Zurigo, mentre suo fratello Carl Caspar, il quale, disgraziatamente si intrometteva in continuazione nei suoi affari, le voleva vendere ad un editore di Lipsia. A tale riguardo i due fratelli ebbero più di un diverbio, dal momento che Beethoven voleva onorare la sua parola precedentemente data. All'epoca in cui le sonate furono pronte per la spedizione, Beethoven dimorava a Heiligenstadt. Durante una passeggiata i due fratelli ricominciarono a litigare, venendo infine addirittura alle mani...».   E ancora: «Queste stesse sonate furono la causa di un altro singolare episodio. Quando arrivarono le bozze di stampa, trovai Beethoven intento a scrivere. "Provi una volta a suonarle" disse rivolto a me, rimanendo seduto alla sua scrivania. Le bozze contenevano un'infinità di errori e ciò spazientì non poco Beethoven. A conclusione del primo Allegro della sonata in sol maggiore, Nägeli aveva addirittura aggiunto quattro battute di sua composizione, per l'esattezza dopo il quarto tempo dell'ultima pausa. Quando le suonai Beethoven balzò in piedi furioso, si avvicinò rapido a me, e, scaraventandomi quasi giù dal piano, urlò: "Ma dove diavolo stanno queste cose?". Si possono a malapena immaginare il suo stupore e la sua rabbia quando se le vide innanzi stampate. Ricevetti l'incarico di fare una lista di tutti gli errori e di inviare immediatamente le sonate a Simrock a Bonn, il quale le doveva ristampare con l'aggiunta: Edition très correcte».   Come nel caso dell'op. 2 e dell'op. 10, l'op. 31 si presenta come un trittico ben definito nelle individualità che lo costituiscono; a voler sintetizzare quanto i commentatori hanno scritto, ci troviamo di fronte ad una satira, una tragedia ed una commedia. Appare, infatti, robusta la volontà della caratterizzazione espressiva e dell'identificazione del genere, in pagine pianistiche che sono, per Beethoven, teatro interiore e laboratorio d'innovazione.   La prima Sonata - la più trascurata dalla storia dell'interpretazione - vive d'umorismo e di gioia canzonatoria fin dallo sgambetto iniziale dell'Allegro vivace, con quello sfasamento ritmico di un sedicesimo tra mano destra e sinistra. Molti i dettagli divertenti: l'abbassamento al fa maggiore del primo tema, le scorribande a mani unite su e giù per la tastiera, gli inusuali rapporti tonali (il secondo tema è sulla mediante), l'oscillazione tra maggiore e minore, la coda fatta di brevissime domande e risposte. Anche l'Adagio grazioso satireggia; la vittima è, in un apoteosi di fioriture, la retorica del belcanto: facilissimo prendere sul serio la recita, tanto suadente si fa la scrittura. E l'Allegretto continua a imitare figure del passato, in un crescendo orchestrale di linee sovrapposte.   Della seconda Sonata - detta La Tempesta perché collegata ad un vago accenno di contenuto shakespeariano che Beethoven fece ad Anton Schindler, suo segretario e primo biografo - è ben conosciuta la tempra drammatica: davvero rivoluzionario l'alternarsi di stasi e spinta motoria del primo movimento, realizzato con semplicità di mezzi (splendidi i recitativi, pedalizzati, poco prima della ripresa) e completo dominio delle potenzialità timbriche dello strumento. L'Adagio bipartito ha l'ambizione di offrire diversi piani sonori: gli assoli degli incisi puntati, la risposta degli accordi, i rulli di timpani, l'entrata in scena di nuove voci e l'addensarsi dell'ornamentazione. Ha, invece, natura ossessiva il moto perpetuo del finale, un Allegretto che se cede alla tentazione di tendere all'Allegro perde il suo fascino ipnotico.   La terza Sonata s'apre con una doppia e cortese domanda seguita da un'esplorazione armonica; è l'introduzione a un cerimoniale bizzarro, fatto di materiali frammentati, sempre però nutrito da eleganza e sorrisi. La mancanza di un tempo lento è compensata da uno Scherzo in 2/4 e in forma-sonata (splendido esercizio di precisione ritmica e di controllo del legato e dello staccato) e da un Minuetto sentimentale che nella coda insiste sull'inciso mi bemolle-re, pronto a siglare - tanto nell'accompagnamento della sinistra che nelle prime semifrasi della melodia - l'avvio della virtuosistica tarantella finale. Sergio Cimarosti  

CURIOSANDO

 1796 op. 49 n. 2

  • Il generale Bonaparte apre la campagna d'Italia travolgendo Austriaci e Piemontesi
  • Beethoven pubblica a Vienna le Sonate op. 2 (1782-83)
  • Edward Jenner sperimenta il vaccino contro il vaiolo

1798 op. 49. n. 1

  • L'ammiraglio inglese Nelson distrugge ad Abukir la flotta francese
  • Beethoven pubblica a Vienna le Sonate op. 10 e il Trio op. 11
  • I fratelli Schlegel fondano la rivista "Athenäum"
  • Haydn compone la Missa in Angustiis o "Nelsonmesse"

1802 op. 31

  • Napoleone è proclamato console a vita
  • Beethoven pubblica a Vienna le Sonate op. 22, 26, 27 e 28
  • Johann Nikolaus Forkel: prima monografia su Bach
  Il Concerto è aperto anche ai GIOVANI UNDER 25 non Soci. La Biglietteria della SdC sarà disponibile la sera stessa del Concerto presso il Teatro Verdi a partire dalle ore 20.00