GLI INCONTRI SDC: "IN QUELLE ACQUE DEL PERPETUO ESILIO"...RITROVARE LA MUSICA DI GIORGIO FEDERICO GHEDINI
Risale al 1945 il capolavoro che gli ha dato notorietà internazionale: quel Concerto dell'Albatro per violino, violoncello, pianoforte, voce recitante e orchestra (su un frammento di testo da "Moby Dick" di Melville), legato alla prediletta interpretazione del Trio di Trieste (a cui sono dedicati anche i Sette Ricercari del 1943). Ma sono molte altre le composizioni in cui si ammirano le caratteristiche di un’immaginazione sempre legata alla bellezza del fatto sonoro: la forma è razionalmente definita (la predilezione neobarocca per gli “antichi” italiani); la timbrica cerca combinazioni trasparenti, sottoposte ad una luce fredda, intensa e continua; la scrittura contrappuntistica testimonia la fede sincera nella sopravvivenza dei campi tonali e nel profilo melodico dei temi; l’istinto ritmico è bipolare, capace di sospensioni ipnotiche o di vitale meccanicità. Si resti, ad esempio, al fertile periodo di guerra: ecco il Divertimento contrappuntistico per pianoforte, Architetture per orchestra, il Concerto spirituale “De la incarnazione del verbo divino”, l’opera Le baccanti. Da qui bisogna attingere per “ritrovare” Ghedini.